Vesti del Confratello e Significato dell'Abito

Le vesti dei Confratelli
dell'Arciconfraternita di S. Caterina da Siena in Roma

L'Arciconfraternita di S. Caterina da Siena in Roma - nata come Confraternita dalla Compagnia della Nazione senese in Roma il 4 luglio del 1519, formalmente approvata in quello stesso anno da Leone X ed elevata poi al rango di Arciconfraternita da Clemente XII nel 1736 – ha stabilito di certo, statutariamente, sin dal primo momento, quali e come dovessero essere le vesti dei confratelli. Ma la prima "obbligazione" statutaria in proposito cui si possa fare sicuro riferimento – in mancanza di documenti delle origini, spariti a causa della quasi totale distruzione dell'Archivio del Sodalizio nel 1798 ad opera dei repubblicani francesi – è quella contenuta nelle Tavole statutarie del 1744. Queste raccolgono – come avverte la Prefazione – Statuti precedenti, già riformati nel 1577 e rivisti nel 1699, che Benedetto XIV ha confermato. Si può quindi far risalire sin dal tempo della nascita della Confraternita quanto è prescritto al cap. 3 dell'Appendice di quello Statuto, e fino ad oggi tramandato, in merito al "vestiario" di ogni confratello. Dopo l'avvertenza che esso "deve essere uguale per tutti: ogni difformità sia nel genere sia nella forma è vietata", si legge che: "Questo consiste in un sacco di tela bianca escluso il velluto, e altro genere trasparente, di una mozzetta di scottino bianco orlato di lana nera con asole e bottoni neri, e stemma della Santa Protettrice semplicemente stampato e ricoperto di talco circondato da una frangetta di seta nera. In un collare di tela simile a quella del sacco pieghettato liscio, escluso il merletto non che ogni spizzo e ricamo. E finalmente in un cordone con fiocco di mediocre grandezza". Si pensa che la mozzetta fosse, in seguito, per qualche motivo caduta in disuso, o non più consentita se, nel 1780, l'Arciconfraternita ha avanzato l'istanza e ottenuto l'autorizzazione di "aggiungere al sacco bianco, per il decoro esteriore dei confratelli, ancora la mozzetta di scottino bianco orlata di fettuccina nera colla impronta del loro Santo titolare". Nel corso della vestizione dei nuovi confratelli si ricorda sempre che "la veste bianca"che essi indosseranno richiama immediatamente il Battesimo, il Sacramento della iniziazione cristiana, con il suo significato di "vestirsi di Cristo". Recentemente l'Arciconfraternita ha provveduto a realizzare delle cappe per le consorelle – essendo per tradizione previste soltanto quelle dei confratelli – da indossare nei particolari momenti dei pii esercizi della pietà popolare.

Il Significato dell'Abito dei Confratelli

IL SACCO, di tela bianca, è segno di cambiamento di vita, richiama la veste del battezzato divenuto uomo nuovo,rivestito di Cristo, inviato in missione a dare ragione della propria fede ed a testimoniare la carità. Il sacco è indossato dai cittadini di Ninive in segno di conversione e penitenza predicata (dal profeta Giona (3,1-10) ; v. Lc 11,32.

IL CAPPUCCIO (da cappa), è attaccato al sacco ed è di colore bianco. Anticamente il confratello si copriva il capo, in segno di umiltà e di uguaglianza, per svolgere i più modesti servizi al prossimo, annullando la propria posizione sociale, come hanno fatto papi, re, cardinali, principi, vescovi, uomini di rango elevato o umile.

LA MOZZETTA, o MANTELLINA, di colore bianco, orlato di lana nera con asole e bottoni neri, e stemma di S.Caterina.

IL CORDONE o CINGOLO nero, con fiocco o nappa nera , fa aderire il sacco al corpo ed indica purezza e castità oltrechè disciplina e penitenza, perché stringe, indicando la strada stretta da seguire per giungere alla salvezza.

IL COLLARE, di tela bianca pieghettata sopra la mozzetta.

SIMBOLISMO DEI COLORI: il bianco indica la purezza, di cuore e di costumi; il nero indica l'umiltà; purezza ed umiltà sono due virtù che il confratello deve vivere.