L'Arciconfraternita - Cerimonia e Vestizione dei Confratelli
La Vestizione dei Confratelli
Il momento della "vestizione" di nuovi confratelli sollecita la nostra riflessione sul significato più autentico che questo atto assume in sé, facendoci rimeditare sullo stesso significato che deve assumere per noi l' Arciconfraternita, nel segno della carità, e alla luce della nostra speciale devozione per S. Caterina Nel lessico della fede cristiana, la "vestizione" è una cerimonia nella quale un novizio indossa per la prima volta l'abito religioso proprio dell'istituto del quale entrerà a far parte. Così è anche per i novizi della nostra Arciconfraternita, da sempre. Non sembri banale sottolineare, innanzi tutto, che la vestizione, con tutta evidenza, richiama l'immagine della veste, dell' abito che serve perrivestirsi: che non è un indumento che si indossa, per qualche caso e per qualche tempo, per travestirsi da qualcuno o da qualcosa d'altro; né unastoffa più o meno acconcia che si mette sopra i normali abiti per motivi devozionali; o tanto meno per recondite ragioni o convenienze. La veste indossata è un simbolo che, attraverso se stesso, vuole rimandare a qualcosa veramente d'altro, di oltre, collegare ciò che appare con un profondo significato spirituale e religioso. E in questo caso diventa il segno di riconoscimento di qualcosa di nuovo, di più, che ci addossiamo, il segno della scelta di una ulteriore nuova più perfetta dignità di vita cristiana, con cui arricchire il nostro modo di essere cristiani. Si tratta, insomma, di una scelta con la quale accettiamo l'impegno di perseguire i fini, gli scopi della comunità in cui abbiamo deciso di entrare: sapendo che essa non è un retaggio campanilistico, una "congrega" chiusa e separata, ma una "porzione" di Chiesa, chiamata a svolgere un particolare ruolo ecclesiale e a realizzare un modo particolare di testimonianza dellevirtù cristiane. La "vestizione", insomma, ci richiama al comandamento dello "spogliarsi dell'uomo vecchio" e del "rivestirsi del nuovo", assumendo la nuova veste quasi come un'arma di carità ! Anche S. Caterina – scrivendo a Messer Francesco da Montalcino ( Lett. 5 ) – esorta lui …e tutti noi – a "vestirci di nuovo", a " farci nuovi in Cristo", quando ci chiede "che noi ci spogliamo di questo uomo vecchio di noi medesimi, e vestianci dell'uomo nuovo, dell'eterna volontà del Verbo di Dio e uomo". Certo, bisogna avere coscienza della fatica da affrontare e della pochezza del tempo. Ma " se noi ragguardiamo bene, tanta e grande è la fatiga, quanto è 'l tempo; e il tempo dell'uomo è quanto una punta d'aco, e più no. Adunque come diremo che veruna fatiga sia grande? Non è a dirlo: ch'ella non è". Bisogna, dunque, non "essere impazienti di quello che è nostro bene, ma con uno grande ringraziamento reputarci indegni di tanta grazia quanta è a sostener pena per Cristo crocifisso, cioè reputarci indegni del frutto che seguita dopo la fatiga, facendoci degni della fatiga". Bisogna che "or non dormiamo più, ma questo punto del tempo che c'è rimaso, corretelo virilmente…con buona e santa pazienza, pensando che il tempo è poco, e la fatiga quasi non cavelle; e 'l prezzo e 'l frutto è grande. Non voglio che schifiate il gran bene per piccola fatiga.. Vestitevi, vestitevi di Cristo dolce, che è sì forte vestimento che né dimonia né creatura vel può tollere, se voi non volete…".
La Cerimonia di Vestizione
La vestizione di ogni nuovo confratello in varie famiglie confraternali ( e tra queste la nostra ), dopo un più o meno lungo periodo di "noviziato", è stata sempre il segno della identità spirituale e religiosa del Sodalizio La cerimonia della vestizione cominciava sempre con una precisa domanda rivolta dall'officiante a ciascun novizio: " Fratello, che dimandate voi ?". Il novizio rispondeva: " La misericordia di Dio e la pace di questa Compagnia". Il sacerdote proseguiva: " Preghiamovi che osserviate i comandamenti di Dio, e i nostri Capitoli,e ne sarete pienamente consolati". E tutti i fratelli rispondevano: "Dio gliene dia la grazia". Aggiungeva il celebrante: "Dominus custodiat introitum vestrum, et exitum vestrum". E di seguito: " Adesto Domine supplicationibus nostris, et hos famulos tuos benedicere dignare, quibus in tuo sancto nomine Vestem sanctae puritatis imponimus: ut te largiente, vitam mereantur accipere. Per Christum Dominum nostrum". "Amen". E subito l'officiante vestiva il novizio con il Sacco della Confraternita, dicendo: "Induat te Dominus novum hominem, qui secundum Deum creatus est". Poi intonava il "Veni Creator Spiritus" e porgeva al nuovo confratello la candela accesa e lo esortava ad osservare le regole della Confraternita e a fare vita onesta. La cerimonia terminava con il canto del "Te Deum", con il " Pax tibi, frater" e con l'" Et spiritu tuo" che , abbracciandosi, il novizio e i fratelli si scambiavano reciprocamente. Oggi, nel Rito di accoglienza di un nuovo confratello, si prega affinchè egli entri nella Confraternita per servire il Signore "in carità più perfetta e formare con i suoi membri un cuor solo e un'anima sola al servizio della Chiesa e di tutti gli uomini". E si invoca la benedizione di Dio sull'abito da indossare, "simbolo di purezza e di immortalità", chiedendo iinfine che sia concesso al confratello – rivestito quale uomo nuovo" - "di avere nello Spirito Santo il gusto del bene e di godere sempre del suo conforto".